Un’ondata di caldo

Riprendo una pagina di un libro poco conosciuto “Un’ondata di caldo”, che rimanda al rapporto madre-figlia e comincia in una giornata di maggio

È un pomeriggio d’inizio maggio. Pauline sta guardando dalla finestra del suo studio a World’s End .

Non il verde intenso del campo che si staglia contro il freddo azzurro del cielo, ma Teresa, che è in piedi fuori dal cottage con in braccio Luke e fissa il viottolo in direzione della strada.
Pauline coglie  una doppia immagine di Teresa.

Vede la figlia, che tiene in braccio il suo bambino e attende l’arrivo del marito.
Ma vede anche una figura archetipica: una ragazza con un bimbo, una donna con un figlio.

Quell’immagine è piena di rimandi, pensa Pauline.
La ragazza, il bambino, la distesa del campo di grano, i lunghi solchi del viottolo accidentato che portano altrove.

Vista da una certa prospettiva, Teresa è un’eroina alla Thomas Hardy, una figura tragica, senza ombra di dubbio.

Da un’altra, invece, è un’immagine lirica di giovinezza e rigenerazione.

E Pauline vede anche riflettersi una sequenza di rimandi personali, altre versioni di Teresa che riportano entrambe ad altri momenti e ad altri luoghi.

E’ un giorno di maggio a World’s End, ma è anche lo sviluppo di due vite, anzi tre, se si conta Luke, che ha solo quindici mesi.

Da “Un’ondata di caldo” di Penelope Lively – ed. Tea

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