La bella estate
A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era così bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, e magari venisse giorno all’improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare camminare fino ai prati e fin dietro le colline.
– Siete sane, siete giovani, – dicevano, – siete ragazze, non avete pensieri, si capisce –. Eppure una di loro, quella Tina che era uscita zoppa dall’ospedale e in casa non aveva da mangiare, anche lei rideva per niente, e una sera, trottando dietro gli altri, si era fermata e si era messa a piangere perché dormire era una stupidaggine e rubava tempo all’allegria.
Cesare Pavese – La bella estate Incipit (Torino, Einaudi 1949
Pavese è sempre Pavese 🤩 Bu9n prosegu8mento di serata cara Lara 🌹
Ciao cara Giusy, buona serata anche a te!
Da adolescente avevo lui come scrittore preferito perché era nato a S.Stefano..🤦. Poi dopo averne letti 4 di libri suoi , per lavoro mi sono ritrovato nell’albergo torinese dove si è suicidato. Non credo di aver riposato 🤷♀️🖐️
Ci credo che hai riposato poco, Stefano
Che strana coincidenza
Buon giorno
💖
Pavese è un grande scrittore e l’incipit del romanzo non poteva essere che accattivante, ma dormire e riposarsi, anche d’estate, è meraviglioso: prendersi delle pause dalla vita è molto bello, recuperare le enerrgie e azzerare pensieri ed emozioni sono la base per avere nuova creatività.
Niente di più vero, Daniele.
Grazie per il tuo commento sempre gradito.
Buona giornata!