L’infinito

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,

E questa siepe, che da tanta parte

Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati

Spazi di là da quella, e sovrumani

Silenzi, e profondissima quiete

Io nel pensier mi fingo; ove per poco

Il cor non si spaura. E come il vento

Odo stormir tra queste piante, io quello

Infinito silenzio a questa voce

Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,

E le morte stagioni, e la presente

E viva, e il suon di lei. Così tra questa

Immensità s’annega il pensier mio:

E il naufragar m’è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi

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10 Commenti

  1. (il… finito ovvero la dimensione umana)

    Movesi il vecchierel canuto et biancho
    del dolce loco ov’à sua età fornita
    e da la famigliuola sbigottita
    che vede il caro padre venir manco;

    indi trahendo poi l’antiquo fianco
    per l’extreme giornate di sua vita,
    quanto piú pò, col buon voler s’aita,
    rotto dagli anni, e dal camino stanco

    e viene a Roma, seguendo ’l desio,
    per mirar la sembianza di colui
    ch’ancor lassù nel ciel vedere spera:

    cosí, lasso, talor vo cerchand’io,
    donna, quanto è possibile, in altrui
    la disïata vostra forma vera.

    Francesco Petrarca

  2. Sì, bellissima poesia… imparata a memoria… anche altre.
    Da allora non leggo le poesie… sono diventato intollerante alle poesie.
    BUON POMERIGGIO
    Quarc

    P.S. Attendo foto di buchelettere… non c’è fretta.