
Scrive Umberto Galimberti ne “Le orme del Sacro” che i Greci chiamarono ironico (eiron) chi diceva meno di ciò che pensava, contrapponendo ad esso il Fanfarone (alazon) che fa credere di sapere di più di quanto non sappia.
Gli animali non ridono, anzi il riso è una caratteristica esclusiva dell’uomo, così come la sua ricerca della verità.
Nelle “Briciole di filosofia” Kierkegaard scrive:
“Considero la vis comica come una legittimazione indispensabile per chiunque ai nostri tempi voglia essere considerato un componente autorevole nel mondo dello spirito.
Ma i docenti sono così sprovvisti di vis comica da far spavento. Lo stesso Hegel mancava completamente di senso del comico. Un’aria di posa ridicola che dà al docente una somiglianza sintomatica con un libraio di Holberg, i docenti la chiamavano serietà. Chiunque non assume questa posa da far rabbrividire, è un leggerone.”
Nietzsche invita ad ascoltare il riso di Zarathustra che non nasce da un’attesa delusa, ma dall’esperienza del tragico: “L’animale della terra che soffre di più fu quello che inventò il riso.” ….. Un riso che evita al tragico di fissarsi in disperazione risentita o in atteggiata e un po’ falsa serietà.
(Estrapolato da “Orme del sacro” di Umberto Galimberti – Feltrinelli editore)
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