- Guarda le mucche – disse lei, indicando il pascolo più in basso.
– Sono tanto stupide, vero? –
– Mi sa di sì –
– Chissà a cosa pensano? –
– A mio avviso non pensano affatto.-
– Non saprei. –
– Solo noi uomini siamo in gradi di pensare – sentenziò lui, sorridendo.
– Ecco perché ci chiamano padroni del creato. –

Non sentì il sussurro degli alberi, il gorgoglio dell’acqua sulle rocce e nella terra, il mormorio delle nuvole che dicevano:
L’uomo sa poco di quel che domina, ancor meno dei suoi sudditi e quasi nulla di sé.
I due si alzarono e calpestarono la terra sicuri di possederla e di ottenere sempre il suo sostegno.
Quell’idea si trasformava in certezza perché loro le attribuivano veridicità.
Calpestarono il terreno come se sapessero che la trama non avrebbe ceduto e si avviarono nella luce dorata, dorati anch’essi, e la magnificenza di quel luogo e dei suoi pascoli d’altura, del suo stagno verde smeraldo inverosimilmente situato su uno dei picchi più elevati, fece loro da cornice perfetta.

E finché scendevano per la strada di montagna, il corvo gracchiò il suo saggio commento, il falco virò planando in alto e i topi campagnoli scartarono avanti e indietro, mentre l’aria stessa li blandiva, raccontando che la terra amorosa aveva tessuto la sua trama per loro, con il fenomenale amore che dispensava alle sue creature.
Da: La follia di una donna innamorata di Susan Fromberg Schaeffer – ed. Neri Pozza.
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