
“… Sappiamo bene che la qualità dell’affetto che un essere umano può comunicare a un altro ha sempre una sua tensione, più o meno intensa, proiettiva. Nel caso delle coppie, come i partner di un rapporto di amicizia, accade spesso che il legame si incrini o si appesantisca proprio a causa di una eccessiva tendenza a proiettare contenuti psichici propri nell’altro.
Capita così di essere accusati di tradimento, di poca solerzia d’amore – e chissà quali altre colpe ancora – semplicemente perché ci si fa carico di ciò che l’altro non riesce a percepire di sé.
Sono giochi pericolosi, che possono guastare qualsiasi relazione; tuttavia non è detto che si tratti di guasti irrimediabili, quando si è tra adulti…
Diversamente, nell’infanzia si è più sensibili e indifesi nei confronti delle dinamiche proiettive o dei meccanismi nevrotici degli adulti. Il bambino, che dipende interamente dal genitore per la soddisfazione dei suoi bisogni affettivi, impara prima di ogni cosa, e a sue spese, a entrare in sintonia con i desideri della madre…
Ogni bambino ha uno speciale intuito nel captare le comunicazioni inconsce, o comunque non verbali, dell’adulto e nel sintonizzarsi esattamente sull’onda emotiva dell’altro, raggiungendo così una comprensione profonda del suo stato d’animo, anche se su un registro essenzialmente emotivo.
Da “Vivere la distanza” di Aldo Carotenuto – Studi Bompiani Editore

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