Sedici tipi di fusa e … altro

CHE SE NE STIA acciambellato sul divano, sdraiato a pancia all’aria o pronto a schizzare come una saetta, il gatto, riesce sempre a essere l’essere più attraente della stanza. Il suo magnetismo è noto dai tempi di Cleopatra, tanto da aver oscurato, nei secoli, le sue preziosissime doti di cacciatore.

In realtà il gatto è un carnivoro evolutissimo, cercatore infallibile e comunicatore raffinato (esistono 16 tipi di fusa, tutte dal significato diverso)

Il veterinario Alan Beck, direttore del Centro di ricerca sul rapporto uomo-animale della Purdue University (USA), ha condotto uno studio per capire come sarebbe il mondo se di colpo tutti i graziosi felini sparissero.

I gatti sono fondamentali nel tenere sotto controllo la proliferazione di  topi e piccoli rettili – spiega lo studioso – e possiamo dire che sì, gli uomini danno da mangiare ai gatti ma, senza di loro, non avrebbero loro stessi di che sfamarsi”.

Un mondo privo dei  “pets” che amiamo coccolare sarebbe dunque certamente più ricco di roditori e malattie, “e più povero dal punto di vista umano – aggiunge Sonia Campa, consulente per il comportamento felino, perché i gatti, con la loro capacità di affezionarsi senza diventare dipendenti, ci fanno sentire amati, ed è dimostrato che stare in loro compagnia aumenta la nostra autostima”.

“La gente non sa – precisa la Campa – che i volatili non sono le prede preferite dei gatti. Loro prediligono topi, rettili, talpe. Animali infestanti e dannosi per l’uomo. Basta sapere questo per capire quanto il gatto sia utile per la nostra sopravvivenza. Per non parlare della sua funzione ‘terapeutica’ a livello psicologico”

Un altro studio condotto in Nuova Zelanda nel 1979 ha poi riscontrato che, in una piccola isola dalla quale i gatti erano scomparsi completamente, il numero dei topi era quadruplicato nel giro di pochi anni. 
Una conseguenza, quella dell’aumento dei roditori, che generalmente produce effetti devastanti dal punto di vista ecologico. Uno fra tutti – osservato proprio nell’isoletta neozelandese – la diminuzione degli uccelli, le cui uova sono un pasto ghiottissimo per ratti e topolini (in questo caso, sull’isola, ad avere la peggio furono i gabbiani).

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