Mistero, magia e indipendenza del gatto

Nel mito e nella tradizione il gatto impera.

Nell’antico Egitto deteneva addirittura una posizione di particolare privilegio: la dea Bastet veniva raffigurata in forma di gatto, o almeno con la testa di gatto.

Nella tradizione popolare scandinava, il gatto era associato a Freya, la dea della fertilità.

Nella tradizione indù, Shasti, la dea del parto, è raffigurata a cavallo di un gatto.

Questi felini, i gatti, compaiono di frequente nelle favole dei fratelli Grimm e in vari altri racconti popolari di tutto il mondo.

Ad essi sono stati attribuiti moltissimi tratti, spesso contraddittori: curiosità, nove vite, indipendenza, intelligenza, imprevedibilità e capacità terapeutiche, sono solo alcuni.

Si riteneva che il gatto di una strega fosse in genere un suo familiare, uno spirito in forma felina, e che – le stesse streghe, potessero assumere assumere le sue sembianze.

I gatti fanno ritorno a casa dopo il tramonto, anche se la maggior parte degli esseri umani vorrebbe che si comportassero tutto il giorno come animali domestici tradizionali: se non rispondono a questa nostra pretesa, li consideriamo indifferenti e asociali.

Dal momento che il gatto ospita tutte le nostre paure e le cose che gli esseri umani non vogliono e non possono vedere, il gatto ha finito per essere associato con la magia ed il mistero.

La verità è che il gatto ha nella retina oculare un numero maggiore di bastoncelli che intensificano la percezione visiva, consentendogli di vedere benissimo al buio.

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