Ann Thwaite, biografa di Frances Hodgson Burnett, in “Waiting for the Party (Aspettando la festa), cerca di ricostruire – citando spesso le parole stesse della scrittrice – non solo i fatti della vita, ma anche le emozioni e i motivi dominanti che hanno determinato il corso della sua esistenza.
Si scopre così che giardini, rose, pettirossi, furono per la Burnett parti integranti delle sue esperienze emotive.
La Burnett amò i fiori fin da quando era bambina e ci fu un momento in cui imparò a coltivarli, traendone grande piacere.
Racconta Ann Thwaite che nell’autobiografia della sua infanzia, la Burnett parla di ” quel giardino incantato che al di fuori di tutto e di tutti, è rimasto per tutta la vita, il giardino dell’Eden”
Molti furono i giardini che contribuirono a formare la struttura del romanzo: uno, in particolare, era un giardino abbandonato dietro “una piccola porta verde in un alto muro … Era stato un giardino una volta, ed era circondato da alte mura di mattoni, e la piccola porta chiusa da tanto tempo, e una volta era pieno di fiori e di alberi”

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