Porcellana
Mi piace la porcellana. Non la uso molto spesso, ma, quando lo faccio, noto la differenza a sua favore.
La prima produzione italiana di porcellana a pasta tenera ebbe luogo a Venezia, fra il 1720 e il 1727, presso la manifattura Vezzi, che riprese, elaborandoli con la fantasia, modelli già affermatisi in Germania.
La porcellana fiorentina del Seicento, a pasta tenera, fu la prima prodotta in Europa; si differenziava da quella cinese per composizione e aspetto, ed era ottenuta da una miscela di caolino impuro, calce, sabbia bianca, materiale vetroso e cristalli di rocca finemente macinati. I pezzi erano piuttosto spessi e rozzi, presentavano uno sfondo bianco con diverse gradazioni di toni grigiastri ed erano decorati in blu sotto-vetrina. Spesso recavano un marchio formato dalla lettera F e dalla raffigurazione della cupola di Santa Maria in Fiore.
In Italia occupò una posizione di primo piano la ditta Ginori, fondata nel 1737 dal marchese Carlo Ginori presso la sua villa di Doccia, nei pressi di Firenze, e tuttora esistente come Società Ceramica Richard-Ginori dopo la fusione, nel 1896, con l’azienda ceramica milanese diretta da Carlo Richard.
La Real Fabbrica di Capodimonte, nei pressi di Napoli, fondata da Carlo III di Borbone nel 1743, si specializzò nella fabbricazione di pezzi in pasta tenera molto vicini a quelli di Meissen, e nella produzione di giocattoli, tabacchiere e figurine di vario tipo. In questo ambito operò uno dei migliori modellatori europei, Giuseppe Gricci, che privilegiò temi marini. A lui si devono infatti le scatole per tabacco a forma di conchiglia, le brocche con manici simili a rametti di corallo e le statuine raffiguranti gruppi di pescatori.

